Google, barra di ricerca, scrivere “Danilo Gallinari”. Primo risultato: pagina Wikipedia italiana. Biografia, caratteristiche tecniche, ecc… fino ad arrivare alla voce “Palmares”. Due volte Miglior Under-22 della Serie A (2007, 2008), Mvp della Serie A sempre nel 2008, Euroleague Rising Star nello stesso anno. Aggiungiamoci il bronzo agli Europei Under 18 del 2005.
Potremmo disquisire per giorni, settimane sulle vittorie e le non-vittorie di quello che è probabilmente il giocatore-simbolo del basket italiano dell’ultimo decennio. Ma ci interessa il giusto. Ciò che ci interessa è che nel palmares del Gallo manca il suo unico campionato vinto: quello di Serie B2 stagione 2003/2004. E lo vince dando alla Senigallia allora targata Barzetti uno dei più grossi dispiaceri della sua storia. Ma andiamo con ordine.
Nel 2003 Gallinari, oltre ad essere figlio d’arte, è un giovane di belle speranze che è da poco approdato al settore giovanile della Assigeco Casalpusterlengo, realtà che da qualche anno ha iniziato a ristrutturare la sua cantera per farne un punto di riferimento a livello nazionale e non solo. Ha 15 anni e insieme a qualche altro ragazzone del quale si parla un gran bene come Pietro Aradori e Mitchell Poletti inizia a gravitare nell’orbita della prima squadra. Al timone c’è Marcello Ghizzinardi (potreste conoscerlo se siete di Jesi e dintorni…) e il roster della squadra è di altissimo livello perché l’ambizione è quella di provare a salire in B1: Giovanni Sabbia, Gustavo Tolotti, Andrea Bianchi, Silvano Fumagalli, Marco Malavasi, Bojan Radovanovic (amici di Porto Sant’Elpidio e Senigallia, questo è per voi), un giovane che un po’ di strada la farà come Klaudio Ndoja, un altro ragazzino di belle speranze che risponde al nome di Alex Simoncelli. «Eravamo partiti per fare una stagione di vertice e in effetti finimmo terzi in regular season – racconta Andrea Bianchi, uno dei pilastri di quella CasalP – oltre a noi “veterani”, dei giovani l’unico in pianta stabile in prima squadra era Simoncelli, che però era un paio d’anni più grande rispetto agli ’88 come il Gallo, Pietro e Mitch. Loro tre spesso si allenavano con noi, ma di partite credo non ne giocarono nemmeno una. Tra scuola e campionati giovanili per loro era dura. Credo per Danilo lo spareggio di Consandolo fu se non l’esordio a livello senior quantomeno una delle primissime partite coi grandi».
Casalpusterlengo entra nei playoff, passa agilmente i primi due turni, poi però in finale i lombardi escono battuti dalla sorpresa di quella stagione, la Pmp Oderzo. L’Assigeco arriva così allo spareggio sul campo neutro di Consandolo, paesino nel Ferrarese frazione del Comune di Argenta: in palio c’è l’ultima promozione in B1, si gioca in gara secca. E l’avversaria è la Barzetti Senigallia.
Tasto pausa, torniamo indietro e dalla Lombardia scendiamo al PalaPanzini, il parquet che in quella stagione vede i biancorossi, agli ordini di coach Umberto Badioli gente del calibro di Danilo Del Cadia, Marco Paialunga, Christian Corsini, Matteo Panichi, Matteo Minelli, un giovanissimo Michele Ferri e un ragazzone che nei successivi 17 anni 2-3 partite a Senigallia dovrebbe averle giocate…
«Noi avevamo una squadra che, nella sua ossatura, da neopromossa, aveva giocato da matricola la finale già l’anno prima, perdendo contro la Spar Pesaro – ricorda Mirco Pierantoni, all’epoca giovane emergente e oggi bandiera del basket senigalliese – per cui è chiaro che la squadra fosse ambiziosa. La nostra regular season fu pazzesca, credo che blindammo il primo posto addirittura con 4-5 giornate di anticipo. E forse fu quello l’inizio dei nostri problemi. Forse ci rilassammo un po’ di testa e infatti nel primo turno contro Montecchio non avemmo problemi, ma in semifinale contro Fossombrone facemmo fatica, anche se poi col grave infortunio che occorse a uno dei loro giocatori più forti, Muyango, ce la cavammo a gara 3».
In finale per la Barzetti c’è la sfida con la Solahart Fidenza, terza al termine della regular season, e la serie si mette subito per il meglio, con i biancorossi a difendere il fattore campo al PalaPanzini e con sulla racchetta il match point per volare per la prima volta nella storia della società in Serie B1. Ma chi di infortunio ferisce… «Mi sono strappato a inizio secondo quarto di quella gara 2 e la mia stagione finì lì, per cui tutti i ricordi di quella annata sono “viziati” dalla frustrazione di quell’evento», aggiunge Marco Paialunga, uno dei leader di quella Senigallia. Non poteva ancora sapere che senza di lui la Barzetti non avrebbe più vinto da lì in avanti. E infatti i biancorossi, con 200 tifosi al seguito e un Corsini da 30 punti, ci lasciarono le penne in Emilia (chiudendo la partita in quattro uomini per l’uscita di “Paia” per infortunio e di Filippetti, Pierantoni, Ferri, Panichi e Minelli per falli) e poi in casa vanno subito sotto di 15, arrivando però ad un tiro dalla clamorosa rimonta e dal successo-promozione. Nulla è ancora perduto, ma per coronare il sogno della promozione non si può sbagliare nello spareggio di Consandolo.
Il 6 giugno 2004 la palestrina del paesino in mezzo alla Pianura Padana si tinge di biancorosso già un’ora prima della palla a due. «Mi ricordo che partirono almeno 3-4 pullman più tutte le auto, c’era un’ambiente incredibile», continua Pierantoni. I conteggi non ufficiali dicono di un numero di tifosi senigalliesi tra le 500 e le 700 unità. Della gara restano poche tracce video, qualche foto e poco più, ma non serve un grande sforzo di immaginazione per delineare l’atmosfera che si doveva respirare quel giorno: per una delle due si farà la storia, per l’altra si apriranno le porte dell’inferno. La partita è tesa, la posta in palio è importante e, come spesso accade in sfide del genere, i nervi hanno la meglio sul bel gioco. L’inizio è di marca lombardo, con il Casalpusterlengo che dopo pochi minuti è avanti 13-4 con tre bombe di uno scatenato Fumagalli. La Barzetti reagisce ma è imprecisa in attacco, specialmente nel tiro da fuori (solo 4/16 alla fine), così il primo quarto si chiude con un + 7 per l’Assigeco. Senigallia nel secondo periodo mette la museruola a Fumagalli, riuscendo a chiudere il primo tempo sotto solo di 4 (40-36). I biancorossi sembrano poter girare la sfida nel terzo quarto, con la difesa a mordere e Minelli e Del Cadia a martellare, chiudono in vantaggio di 4 punti all’imbocco dell’ultimo periodo. E invece si va avanti a strappi, con Senigallia che spreca qualche pallone di troppo ma si aggrappa alle triple dell’eterno Minelli per restare in scia a CasalP. Il destino sembra quello di un finale in volata, quando ad un certo punto, nel cuore del quarto periodo, coach Ghizzinardi lancia nella mischia un lungagnone di due metri molto abbondanti con la canotta numero 15. 15 come gli anni sulla carta d’identità: ne avrebbe compiuti 16 solo l’8 agosto…
«Entra questo ragazzone, era poco più di un bambino ma si vedeva che aveva fluidità e movenze fuori dal comune, mi è dispiaciuto, col senno di poi, non poterci giocare contro», rivela Paialunga, che quella partita dovette seguirla dagli spalti. «Quel che ricordo è che Gallinari era entrato da poco e noi eravamo sul -3, mancavano pochi minuti alla fine – fa eco Pierantoni – Minelli ha appena sbagliato la tripla del pareggio e sul ribaltamento di fronte gli arriva la palla sull’arco dei tre punti: Gallinari alza la mano e infila il +6 di tabella. Di fatto è stato il colpo del ko».
«La stagione era stata lunga e logorante, per cui il coach decise di dare spazio a Danilo nonostante fosse quasi esordiente, avrà giocato una decina di minuti in quella finale a Consandolo – ricorda, sulla sponda opposta, Bianchi – c’era bisogno di forze fresche e infatti giocò parecchio anche il 18enne Simoncelli, che anche lui mise un paio di bombe in quella serata. Tornando al Gallo, avendolo visto per tutto l’anno si vedeva che era un ragazzo con caratteristiche fuori dal comune, ma la cosa davvero straordinaria di lui, oltre ai lampi di talento pazzeschi che aveva già, era la capacità di giocare con le accortezze e la malizia di un veterano. I suoi gomiti nei fianchi me li ricordo molto bene in allenamento: quelli forse saranno i geni di papà Vittorio. Sottolineo questo perché probabilmente la giocata decisiva, più che quella tripla, fu, sempre nei minuti finali, un suo blocco molto duro con il quale letteralmente stende un giocatore di Senigallia e mi consente di alzarmi indisturbato per la tripla che ha indirizzato definitivamente la partita».
Eh sì, anche perché alla Barzetti resta solo il fallo sistematico per provare a raddrizzare la baracca miracolosamente, ma ormai è tardi: finisce 75-68, l’Assigeco vola in B1, finisce in lacrime la stagione dei senigalliesi. «Siamo rimasti un quarto d’ora in spogliatoio a piangere, la delusione dopo una stagione del genere fu enorme, soprattutto per tutta quella gente che ci aveva seguito», dice Pierantoni. Eppure la B1, seppur non sul campo, per Senigallia arrivò lo stesso: la Fip ripesca i biancorossi che quindi, la stagione successiva, fanno il loro esordio nel terzo campionato nazionale, dove Senigallia resta per tre stagioni consecutive. È la fine dell’era-Barzetti e l’inizio del sodalizio con il marchio Goldengas, matrimonio che prosegue tutt’oggi.
Sulla sponda Casalpusterlengo, invece, la finale di Consandolo convince definitivamente l’Assigeco delle qualità dell’ormai 16enne “vero” Danilo Gallinari, che nell’annata 2004/2005 entra in pianta stabile in prima squadra (vestendo il suo amato numero 8). È la stagione del lancio tra i grandi, quella in cui Milano decide di assicurarselo e in cui gli occhi della NBA iniziano a fare capolino. Il resto della storia lo conoscete già, ma il trionfo di Consandolo resta tutt’ora l’unico titolo sulla bacheca del Gallo. Che qualcuno rettifichi Wikipedia, please.
di Marco Pagliariccio
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