3 novembre 2007. La stagione la ricordavo, per la data sono dovuto andare a spulciare i miei archivi privati. Campionato di Serie D, giocavo alla Sangiorgese 2000 e siamo ospiti al palasport di Borgo Nazario Sauro di una Vigor Matelica che è partita un po’ a fari spenti, ma che sta già facendo vedere che ha tutta l’intenzione di fare campionato di testa. A trascinarla c’è un ragazzino di appena 16 anni, una guardia di 1,90 abbondante del quale si parla un gran bene. Entro dalla panchina, mi tocca marcarlo. Sta superando la metà campo in palleggio, al piccolo trotto. È davanti a me, sono pronto a tenerlo se prova ad attaccare subito il ferro.
O meglio: pensavo di essere pronto.
Il bimbo allunga la falcata, mi fulmina sul primo passo, fa un palleggio costeggiando la linea di fondo e per l’aiuto dal lato debole è già tardi: è salito in cielo e ha inchiodato a due mani all’indietro nel “woooow” generale.
La partita la perdiamo, lui invece continuerà più o meno così per tutto il campionato: si chiama Marco Santiangeli e dovreste averne sentito parlare se siete da queste parti.
Comincia in quella stagione, la 2007/2008, coronata con la promozione in Serie C2, la lunga rincorsa della Vigor verso un qualcosa che all’epoca ancora non conosce e che sembra lontano, lontanissimo. A Matelica il basket arriva a metà degli anni Cinquanta e per decenni coltiva una passione brulicante che non deflagra per due motivi: il ridotto bacino cui attingere e l’esplosione, negli anni Ottanta, del fenomeno Fabriano solo 20 chilometri più in là.
Il 2008, l’estate del ritorno biancorosso in Serie C dopo la prima esperienza di metà anni Ottanta, è anche l’estate in cui si consuma il dramma sportivo dei mai troppo amati cugini: il Fabriano Basket, infatti, si è salvato sul campo in Serie A2, ma i soldi non bastano, la società salta in aria.
Sliding doors.
Passo dopo passo, stagione dopo stagione, la Vigor, già dagli anni Novanta con sul petto il logo di una delle aziende più prestigiose del territorio, Halley Informatica, inizia la sua camminata in salita. Qualche stagione di assestamento in C2, poi la prima zampata: stagione 2012/2013, un cammino trionfale fino a gara 5 di finale contro Falconara, che in un “PalaLatta” (l’affettuoso ma anche no epiteto della palestrina di casa) colmo all’inverosimile firma l’impresa della promozione in Divisione Nazionale C, la vecchia Serie C1 nazionale. È la squadra di coach Leo Sonaglia, con in campo dei senatori come Luca Usberti e Sergio Quercia e talenti di casa come Alessio Sorci e Jacopo Pecchia.
Fast forward.
La Serie C, prima nazionale e poi interregionale, diventa l’habitat di una squadra che ci è arrivata come pesciolino in oceano e che anno dopo anno si sente squalo in uno stagno. Uno squalo che sulla carta dovrebbe mangiare tutti gli altri pesci ma che non trova mai il modo di completare l’opera. Le delusioni si susseguono una dopo l’altra e i fantasmi assumono una duplice forma: la Sutor Montegranaro e il Bramante Pesaro. I veregrensi buttano fuori la Vigor nei playoff con in palio quella parola non meglio precisata che sta al secondo posto nell’alfabeto sia nei playoff della stagione 2017/2018 che in quelli del 2018/2019. I pesaresi, sfida dopo sfida ma soprattutto sconfitta dopo sconfitta, diventano la nemesi, la rivale per antonomasia, il mostro finale.
Eppure i pianeti sembrano essersi allineati a inizio 2020. Coach Lorenzo Cecchini, che in quanto fabrianese non è che convinca troppo la piazza, ha preso in mano la squadra nell’estate 2019 dopo aver portato Tolentino al punto più alto della sua storia e sfiorato di nuovo la B anche a Civitavecchia. La squadra dei fratelli inglesi Eric e Sidney Donaldson, del bomber Francesco Boffini e di capitan Alessandro Pelliccioni carbura in fretta e il 22 febbraio, sbancando Assisi nel giorno in cui fa la conoscenza di un ragazzo che troveremo più avanti, ossia Haris Genjac (i cui 20 punti bastano per farsi segnare sul taccuino dal ds Luca Usberti), aggancia in vetta la fin lì lanciatissima Foligno e l’imperscrutabile Bramante. La squadra fila come un treno, l’hype in città è ai massimi. Ma il mondo sta facendo la conoscenza di un virus chiamato covid-19…
I campionati si fermano prima e vengono cancellati poi, mettendo una pietra sui nuovi sogni di gloria vigorini. E per tornare in campo si deve aspettare oltre un anno, quando la società decide di partecipare al campionato di C Gold “mignon” della primavera 2021. Ci sono solo sei squadre da Marche e Abruzzo, ma tutte agguerritissime: la Vigor fa 9 su 9 contro Pisaurum, Amatori Pescara e Lanciano, ma ne perde due su tre dal Pescara Basket di coach Vanoncini e della sensazionale coppia lituana Raupys-Staselis e soprattutto fa di nuovo zero su tre contro il Bramante, con uno scarto di 77 punti accumulato in tre partite. È vero, di mezzo ci si mette anche un focolaio covid a frenare gli ardori biancorossi, ma la batosta è di quelle che segnano. Alla fine anche i pesaresi restano a bocca asciutta, beffati dalla Pescara Basket che a sua volta si ferma a un passo dalla B, capitolando nella semifinale contro la Fortitudo Roma.
Insomma, nell’estate 2021 è di nuovo tutto da rifare.
Coach Cecchini non si tocca. Due stagioni a metà (comunque di alto livello) non sono abbastanza per un giudizio compiuto. La continuità è in tre nomi: capitan Matteo Caroli, prelevato qualche mese prima da Senigallia e subito entrato nei cuori dell’ambiente per classe e intelligenza cestistica; e poi il duo da San Severino composto dal “pretoriano” Samuele Vissani e dal lungo in cerca di consacrazione Alessandro Ciampaglia. L’obiettivo non lo nasconde nessuno: assemblare la squadra più forte possibile cercando un radicamento territoriale non facile per un bacino limitato numericamente come quello ai piedi dell’Appennino, piazzandoci poi due “ciliegione” straniere per rendere la torta davvero gustosa.
Per la regia la scelta non può che essere una: Michele Bugionovo, il Professore, simbolo della risalita fabrianese targata Janus, un computer in campo. Alle sue spalle una scommessa intrigante: il ritorno alla base di Gabriele Mentonelli, emigrato a Jesi sulle tracce di Santiangeli (e del fratello maggiore Simone) e voglioso di farsi le ossa anche tra i grandi. Per completare il reparto esterni si pesca in “Umbria Style” con il perugino Alberto Provvidenza, ala multidimensionale con margini di crescita intriganti avendo iniziato tardissimo a giocare a basket, e il folignate Giacomo Tosti, faro della Foligno dei miracoli della stagione 2019/2020 ma reduce da una retrocessione alla “prima” in B in maglia Palermo. Mancano solo i due stranieri e la scelta ricade su due lunghi, entrambi atipici e molto diversi l’uno dall’altro: il nazionale maltese, ma americano di Boston, Tevin Falzon, un gigante (per la categoria) con istinti da guardia, e quell’Haris Genjac conosciuto l’anno prima nella sfida contro Assisi.
La squadra è forte, ma non sembra “issima”. Ci sono sempre quelli lassù, gli spauracchi pesaresi che hanno pure aggiunto due pezzi da novanta come Michele Ferri e Giacomo Gurini ai vari Giampaoli, Ricci, Pipitone e compagnia cantante. Era lo stesso coach Cecchini a ribadirlo in sede di raduno: «Credo che il Bramante sia la favorita numero uno. Hanno potenziato un nucleo già forte con un giocatore come Cardellini, che era in B fino a due anni fa, come Gurini che in B la spiegava, e come Centis che torna a casa dopo l’esperienza di Senigallia. È un roster di livello assoluto, con giocatori che conoscono il gioco e che sono abituati a vincere, sono sicuramente al primo posto per quanto riguarda Marche e Umbria».
I biancorossi trottano bene in preseason, fanno due su due nella mirabolante Coppa Italia Serie C Gold contro due outsider pericolose come Porto Sant’Elpidio e Osimo e ne rifila 30 a San Benedetto nell’esordio “vero e proprio”, quello in campionato di C Gold, che a questo giro vede marchigiane e umbre separate solo formalmente da abruzzesi e molisane, perché poi ai playoff ci si torna ad incrociare come nel recente passato. Sembra andare tutto per il verso giusto, ma la prima trasferta dell’anno, quella ad Assisi, accende subito un campanello di allarme che, col senno di poi, è stato certamente prematuro. Senza Bugionovo e con Genjac fuori per una distorsione alla caviglia dopo pochi minuti, la Halley spreca 15 punti di vantaggio nel terzo quarto e capitola all’overtime al cospetto della Virtus. «C’era tanta insicurezza che si è tramutata in tanti errori stupidi», commenta coach Cecchini a fine gara. L’ansia è già sopra il livello di guardia quando siamo appena al 17 ottobre…
Matelica si rimette in carreggiata con la tripletta Valdiceppo-Falconara-Pisaurum e si presenta alla sosta per il terzo turno di Coppa Italia tutto sommato in linea con i programmi. Ma proprio nella inutile sfida interna con quella San Benedetto battuta di 30 un mese prima succede l’imponderabile: i rossoblu di coach Minora, saliti con soli 5 giocatori a Castelraimondo, passano sul parquet biancorosso in una gara dal clima surreale. Perché è vero che la sconfitta è indolore, si tratta praticamente di una amichevole col punteggio (piazzata nel bel mezzo della stagione, complimenti alla Fip per l’idea), ma i fantasmi di Assisi tornano a riecheggiare.
Il ko, comunque, non lascia grandi strascichi. La Halley inanella altre quattro vittorie in fila e si presenta al primo scontro diretto con la capolista Bramante paradossalmente se non da favorita poco ci manca, visto che i pesaresi arrivano al match dopo essere usciti incredibilmente con le ossa rotte dal campo della Robur Osimo: prima sconfitta stagionale che serve alla Vigor la chance dell’aggancio in vetta. «Da un lato è chiaro che non si può dire sia una gara come le altre, ma visto che siamo solo a dicembre deve essere per noi una partita come le altre, nel senso che non dobbiamo caricarla di troppe aspettative, soprattutto perché poi a seguire avremo la partita con Osimo. Allo stesso tempo non dovremo prenderla sottogamba perché vogliamo dimostrare, in primis a noi stessi, che non siamo gli eterni secondi, quelli che vincono sette partite di fila poi al big match ne prendono 30».
Insomma ci sono tutti gli ingredienti per un duello di altissimo livello. La tensione sale fino al primo pomeriggio di sabato 18 dicembre, quando, con la squadra già con un piede sul pullman per partire in direzione Villa Fastiggi, arriva la notizia che ferma tutto: c’è un caso di covid-19 nel gruppo squadra del Bramante e non c’è stato tempo di fare i tamponi a tutti gli altri, meglio fermarsi.
Il coronavirus sbarca anche in casa biancorossa e così salta anche il ritorno in campo dell’Epifania per l’ultima del girone di andata contro Osimo, facendo sì che la Halley torni a giocare una gara ufficiale, dopo oltre un mese di stop, solo il 15 gennaio. E su un campo da non sottovalutare: quello di San Benedetto. Gara tanto più importante perché, con i rinvii delle gare contro Bramante e Osimo, il calendario si è fatto d’improvviso fittissimo. Capitan Caroli e compagni fanno il loro al PalaSpeca, dove passano con un netto +32, e si presentano di nuovo tirati a lucido alla sfida contro il Bramante, che si recupera in infrasettimanale quattro giorni dopo, contro una squadra che è ferma da oltre 40 giorni.
Ancora una volta, però, la Vigor si paralizza al cospetto degli eterni rivali: a parte un parziale di 0-11 firmato Jack Tosti a fine secondo quarto, quello che riporta i biancorossi a -8, non c’è mai gara. Genjac vince la delicata sfida contro Pipitone stampandogli un 21+16 in faccia, ma il bosniaco predica nel deserto e Pesaro vince per 75-62 in una contesa che non è mai davvero tale. La paura che gli sforzi non siano abbastanza nemmeno stavolta stavolta sono davvero reali. «Come la sconfitta di Assisi all’andata ci fece bene per capire cosa stavamo sbagliando e dove migliorare per fare un passo in avanti, l’auspicio è che questa sconfitta, oltre a farci capire che ci manca ancora un salto da fare, non ci abbatta ma ci sproni ad andare nella giusta direzione», sentenzia coach Cecchini a caldo e forse non ci crede così tanto nemmeno lui in quel momento. Immaginate queste parole poi, una settimana dopo, quando dopo la “vendetta” casalinga su Assisi i biancorossi cadono di nuovo (e pure piuttosto malamente, nonostante la rimonta finale) sul campo di Valdiceppo e perdono per un infortunio all’occhio dopo 30” di gioco Haris Genjac, colpito al volto dal pivot degli umbri Polekauskas e stoico a dare comunque un contributo nel secondo tempo nonostante uno zigomo sfondato.
Nonostante tutto, nonostante le chiacchiere sulla possibile sostituzione del pivot slavo, che fino ad allora aveva convinto solo a tratti, si decide di andare dritti così: tenere botta fino al rientro di Genjac, sperando di arrivare col minor distacco possibile alla sfida di ritorno col Bramante, il 2 aprile. Due mesi per tenere la scia della capolista, che però di punti per strada non pare intenzionata a lasciarne. Matelica ha una sola alternativa: fare altrettanto. E così i biancorossi serrano le fila, vengono a capo di due partite insidiose come il recupero con Osimo e la trasferta sul campo dello splendido Pisaurum della prima parte di stagione e poi prendono slancio nella parte centrale del calendario, quella favorevole ai vigorini con gli scontri con le squadre di medio-bassa classifica. La Halley è più forte anche dell’infortunio che mette ko capitan Caroli, costretto a finire sotto i ferri per suturare un menisco lesionato e che deve restare ai box sicuramente per tutta la parte finale della regular season, sperando di poter dare un contributo a inizio playoff. L’inaspettato regalo arriva quando meno ce lo si aspettava: il Bramante perde incredibilmente a domicilio contro Foligno e riapre tutti i giochi alla vigilia della partita dell’anno.
Allo scontro diretto di ritorno, stavolta in casa Halley, si arriva in un clima ancora più euforico rispetto all’andata: siamo alla penultima di regular season, la Vigor è a -2 dai pesaresi, che si salgono le curve verso Castelraimondo senza gli infortunati Gurini e Pipitone: Vincere e ribaltare il -13 dell’andata significherebbe sorpasso in vetta e l’occasione è di quelle dorate. Matelica ci crede, arrivano in 400 al palas a sostenere la squadra verso il colpaccio. E invece…
E invece va come sempre: non basta un Falzon cresciuto esponenzialmente nel corso della stagione (26 punti per lui), il Bramante controlla da grande squadre quale è e blinda la seed n. 1 nei playoff. «Siamo mancati proprio a livello di approccio. Ci siamo allenati tutta la settimana con grande intensità, poi alla palla a due invece ecco le gambe pesanti e tutti timorosi e rinunciatari. Subire 27 punti nel primo quarto è la conseguenza di questo. Se andiamo a guardare in attacco il nostro lo abbiamo fatto, 76 punti è la nostra media abituale: ma ne subiamo 61 di solito, se ne concediamo 83 la differenza sta lì. In una partita che volevamo vincere mettendo loro pressione addosso abbiamo lasciato loro la capacità di poterla gestire come sanno fare benissimo. Poi è chiaro che ci sono stati due canestri di Ricci e uno di Giampaoli che sono stati di altissima qualità e ci hanno tagliato le gambe, ma ci sta e lo metti in conto quando giochi contro di loro. Quelli che non metti in preventivo sono i canestri facili, abbiamo preso canestri da piccoli di forza sotto canestro. E questo è inaccettabile e che ha a che fare con un aspetto più emozionale e di pressione che tecnico. Chiudiamo al secondo posto e reputo nel complesso la stagione positiva in termini di risultati, siamo arrivati qua a giocarci il primo posto e abbiamo vinto molte partite anche largamente, esprimendo a tratti anche un basket divertente e aggressivo. Dall’altro lato, però, negli unici due appuntamenti di cartello siamo stati al 20% di quello che dovremmo essere. Siamo stati aggrediti, cestisticamente parlando, da una squadra cui invece bastava gestire. E questo fa male». Disamina impietosa ma di grande onestà quella di un coach Cecchini forse per la prima volta davvero sconsolato.
Il contraccolpo, stavolta, è duro per davvero. È vero che la Vigor è già certa del secondo posto (che significa ingresso nei playoff direttamente dai quarti di finale), ma i biancorossi gettano malamente alle ortiche la gara che chiude la stagione regolare sul campo di Osimo, segnando la miseria di 47 punti, e poi completa la sua settimana orribile il mercoledì successivo, venendo asfaltata in casa da Foligno nella semifinale di Coppa Italia. Tre sconfitte in 10 giorni alle porte dei playoff: non il massimo della vita.
Di buono c’è che ci sono 25 giorni per preparare al meglio l’ingresso nella post season. E la società stavolta ne approfitta per puntellare il roster. Niente ribaltoni, dentro un giovane georgiano poco conosciuto dalle nostre parti, ma che ha fatto molto bene in C Gold laziale: Kakha Zhgenti, che fa il suo esordio subito da ex, nei quarti di finale contro Isernia. I molisani sono squadra cortissima, ma con un starting five che di talento e facilità nel trovare canestro abbonda sicuramente. La Halley li doma in gara 1 (quella in cui perde però l’ottimo Mentontelli della seconda metà di stagione per una frattura alla mano), soffre la guerriglia isernina in gara 2 e completa l’opera nell’ultimo quarto di gara 3, dopo 30’ in apnea: ovvero quando Genjac riesce finalmente a liberarsi delle “spire” dell’anaconda Sasnauskas mettendo a ferro e fuoco il pitturato della New Fortitudo. «Ci è mancato molto Genjac in questa serie, se lui è questo a noi cambia dal giorno alla notte, sia in difesa che in attacco. Ci auguriamo che sia più Doctor Jekyll che Mister Hyde» sottolinea anche coach Cecchini dopo la “bella” che vale il ticket per una semifinale che sembra dura se non impossibile contro la Amatori Pescara, dominatrice del girone abruzzese.
Intanto però è successo l’imponderabile dall’altra parte del tabellone: la Magic Chieti di Gialloreto e Migliori si è sbarazzata a sorpresa con un secco 2-0 del Bramante Pesaro. L’avversaria contro cui la Vigor ha collezionato cinque sconfitte in cinque partite nell’ultimo anno solare è fuori dai giochi. Il “mostro finale” non c’è più e d’un tratto quel fosco Fato che pare ineludibile si è dissolto.
Ma sarebbero ragionamenti molto relativi senza prima fare l’impresa contro i biancorossi di coach Renato Castorina, che peraltro hanno pure il vantaggio del fattore campo. Che però sia scattato qualcosa in testa ai vigorini so li intravede già in Gara 1, dove la Halley gioca a testa alta: 30’ in equilibrio, pur lasciando giù ben 15 tiri liberi, poi il crollo nei minuti finali. Ma le sensazioni sono assai positive: c’è partita eccome e gara 2 lo conferma. Spalle al muro, Matelica comanda di stretta misura per 35’, poi Caroli e Genjac affossano gli abruzzesi, riportando la serie in parità. «Non volevamo ricambiare il calore della tanta gente che è venuta a sostenerci con una eliminazione. Ora mi aspetto che in tanti ci seguano a Pescara perché andiamo giù con l’obiettivo non solo di fare bella figura, ma di guadagnarci la finale», dice l’allenatore fabrianese di stanza a Matelica.
Partono in 100 dall’entroterra maceratese per la missione impossibile: sbancare il PalaElettra, dove solo Chieti ha vinto in stagione, e volare in finale, dove ad attendere c’è già l’altra formazione pescarese, il Pescara Basket. È una gara 3 ovviamente tesissima, Dondur e compagni allungano anche sul +9 nel primo tempo, ma la Halley resta aggrappata alla gara con cuore e testa. Tutto cambia, d’improvviso, a fine terzo quarto e lo fa con i protagonisti che non ti aspetti. L’ultimo arrivato “Bubu” Zhgenti e lo spesso bistrattato Ciampaglia danno la scossa e firmano il sorpasso, poi sale in cattedra il maltese di Boston, Tevin Falzon, con 8 punti in fila e a chiudere i conti è il Professore, Miki Bugionovo, che sigilla il sacco di Pescara con la tripla del +11 a 2’ dalla sirena. Sandro Kordis, il funambolo croato dell’Amatori, prova a strozzare l’urlo di gioia vigorino segnando 11 punti nell’ultimo minuto e mezzo, ma è troppo tardi: l’impresa è servita, Matelica butta fuori l’altra numero 1 di questi playoff e, divelto questo scoglio che sembrava impossibile da rimuovere, vede davanti a sé il traguardo a lungo inseguito ma mai davvero sfiorato.
Manca solo l’ultima pennellata su questo inatteso capolavoro: piegare la Pescara Basket, che ha un fuoriclasse in panchina in Stefano Vanoncini ma un roster decisamente indebolito rispetto a quello dell’anno precedente, avendo perso Raupys e Staselis di fatto senza sostituirli. Squadra fisica, dura, organizzata, ma non certo dal talento debordante di Bramante o Amatori. Si può fare, l’occasione è ghiottissima, anche se il cervellotico regolamento della Fip fa storcere qualche naso. Halley Matelica e Pescara Basket, infatti, hanno chiuso entrambe con lo stesso piazzamento in regular season nei rispetti gironi, per cui la Federazione decide che un sorteggio (nascosto ai rappresentanti delle due società) stabilirà che gioca in casa gara 1 e chi gara 2, mentre gara 3 sarà in campo neutro, sul parquet di Porto Sant’Elpidio.
La dea bendata offre alla Vigor un nuovo viaggio al PalaElettra per aprire la serie e la gara è esattamente come ce la si aspetta: spigolosa, dura, a strappi. La Halley parte fortissimo, addirittura 2-18 nel primo quarto, ma quando ci sono di mezzo due veteranissimi come Andrea Grosso e Andrea Capitanelli non è mai una passeggiata. La battaglia è rusticana per tre quarti e mezzo, poi è sempre lui, professor Bugionovo, a dare il la alla fuga decisiva con una bomba, mentre Genjac e Caroli chiudono i conti: per la seconda volta in una settimana, la Vigor trionfa a Pescara e stavolta ha in mano un’occasione irripetibile: giocarsi in casa la partita che vale la promozione in Serie B.
Mercoledì 8 giugno è il giorno che tutta una città ha segnato in rosso sul calendario. La prevendita polverizza 360 biglietti in un’ora e mezza il lunedì precedente e i restanti 140 in mezz’ora il giorno dopo. A un’ora dalla palla a due, il palasport di Castelraimondo è già gremitissimo, a pochi minuti dall’inizio della gara 2 che può segnare la storia del basket matelicese non potrebbe cadere uno spillo sulle tribune.
È letteralmente un muro bianco e rosso quello che si trovano davanti le due squadre scendendo sul parquet e il peso della responsabilità grava tutto sulle spalle di capitan Caroli e compagni, che iniziano la partita dell’anno come peggio non potrebbero. Contratti, col braccino corto, i biancorossi sbagliano di tutto, lasciando che Capitanelli indichi ai suoi la via verso il +7 (7-14 al 5’). Castelraimondo è un pandemonio e più la squadra si scioglie offensivamente più la marea vigorina si alza. Le triple di un Vissani con gli occhi iniettati di sangue lancia la Vigor, il resto lo fa una difesa che tiene ad appena 4 punti Pescara nel secondo quarto. La Halley scappa, Pescara ha un sussulto solo dopo essere precipitata sotto di 23 con il suo “Big Cap”, ma non è aria di brutti scherzi. La Halley è in trance agonistica totale, Zhgenti e Caroli scrivono la parola fine e nel finale c’è spazio per tutti per poter dire “io c’ero” in una notte da libro dei ricordi, compreso quel Mentonelli che, pur di esserci, è sceso in campo nel finale con la falange rotta il mese prima ancora non del tutto guarita e che sigla pure due punti per sigillare una notte davvero perfetta: quella che porta la Vigor al punto più alto della sua storia.
A fine partita, alla pausa tra una birra e l’altra, coach Cecchini ripercorre quello che anche per lui è un successo da mettere sul comodino. «Matelica inseguiva questo sogno da tanti anni, essere qui a parlare a nome di una squadra così storica è emozionante. Non ho mai davvero pensato che non ce l’avremmo fatta, sarà che personalmente sono testardo come carattere. Anche quando abbiamo fatto quelle tre sconfitte consecutive, nonostante sia stato un momento difficile, ho sempre creduto che visto che eravamo in ballo avevamo le nostre chance da giocarci. È stato uno sprone a fare di più e meglio e abbiamo fatto dei passi in avanti enormi. Quelle tre sconfitte sono arrivate contro squadre che hanno difeso su di noi in maniera simile, paradossalmente ci è servito quel banco di prova per lavorare nelle settimane successive, quelle precedenti ai playoff, per farci trovare pronti con soluzioni completamente nuove e diverse, che hanno poi funzionato».
Finisce con la festosa invasione di campo di un pubblico di ben altro livello e la meritata festa in campo di un popolo che si prepara a una sfida attesa da tempo: quella di misurarsi con realtà di altre dimensioni e altro blasone e di ritrovare una rivalità sempre molto sentita come quella con Fabriano. Ma la Halley è pronta a provarci, con entusiasmo e dignità, come ha sempre fatto nella sua lunga rincorsa.
di Marco Pagliariccio
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